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 ESCE “UNA FORMA D’AMORE CHE MI DEVO”, L’ALBUM D’ESORDIO DI MIZIO VILARDI

 

Il cantautore molfettese si racconta in un percorso narrativo lungo 10 Tracce. Un concept album che attraversa i sentieri della vita, passando dai ricordi dell’infanzia e della terra d’origine fino ad arrivare alle consapevolezze della maturità

 

È uscito ufficialmente Una forma d’amore che mi devo, l’album d’esordio di Mizio Vilardi pubblicato da Isola Tobia LabelIl disco, acquistabile in tutti i digital stores, contiene 10 tracce ed è stato preceduto dal singolo che gli dà il titolo (il videoclip è disponibile su YouTube 
https://www.youtube.com/watch?v=0_cUOMjExOg&feature=youtu.be). I temi portanti che accompagnano il percorso narrativo di questo progetto – quasi un concept – sono le radici, il sogno e l’amore. Ogni brano rappresenta una direzione presa, il tappeto sonoro che li accompagna rimanda all’onirico, l’armonia suggerisce nuove possibilità e anche la scelta di alcuni intrecci di voci rinvia agli incontri che si possono fare nel corso della vita. L’album infatti raccoglie pezzi significativi dell’esistenza di Mizio, legati spesso a persone speciali, che hanno lasciato il segno a partire dall’infanzia e fino alla maturità. Lo si potrebbe definire un esperimento di musicoterapia, attraverso il quale il cantautore di Molfetta esplora la propria anima e quella degli altri immedesimandosi. L’elemento delle origini è inoltre molto presente, come si accennava, chiaramente richiamato pure dalla scelta di utilizzare il dialetto molfettese in 2 canzoni della tracklist.

Amare è l’unica cosa seria che ci resta da fare e realizzare questo album per me è sicuramente – spiega Mizio – una delle forme d’amore che devo a me stessoNon si tratta semplicemente di un progetto discografico che ferma un preciso momento della mia vita ma piuttosto una raccolta di canzoni registrate in momenti differenti e che coprono diversi anni di esistenza. In dieci tracce (e probabilmente non c’è modo più appropriato per descrivere dei brani musicali) lascio impressi gli ulivi della mia terra, la notte che porta ricordi e i sogni che diventano canzoni, tra i posti che abito e i luoghi della mia memoria. Nel brano che suggerisce il nome all’intero progetto canto: «lascerò andare via le cose che non vanno più». Forse – conclude infine – è arrivato il momento di lasciar andare via anche queste tracce sperando invece che vadano bene fino a destare la curiosità di chi vorrà entrare nel mio mondo per farlo proprio”.

 

PS. Restate sintonizzati con noi! Altre uscite sono previste a breve: gli album di Liana Marino e dei CubeLoose sono quasi pronti per farsi ascoltare!



GUIDA ALL’ASCOLTO

1. FLOW

«C’è un posto nei tuoi occhi per sentirti fin dove non so

Vuoi raccogliermi le mani e dare insieme forma al mondo?

L’attesa non ha assenza e sul tuo corpo sono e divento

Se diventassi tempo sarei il tuo presente continuo»

Si tratta di una canzone frammento. Una ballata che muove sul tappeto disegnato dalla chitarra acustica, tra archi e suoni elettronici. Il ritmo è scandito dagli arpeggi e dalle parole che incalzano concepite come un libero flusso della coscienza in divenire. Un flusso non si può fermare, ma non si deve pensare che sia solo utopico il concetto del diventare presente continuo del mondo altrui, perché può essere realtà… Come nell’Equazione di Dirac, una delle più belle conosciute in fisica: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.

 

2. UNA FORMA D’AMORE CHE MI DEVO

«E lascerò andare via le cose che non vanno più,

prima di trovare mi farò cercare

forse lasciare è una forma d’amore che mi devo,

così non resto indietro»

Rinunciare a qualcosa non è sempre sinonimo di fallimento. La rinuncia è spesso un atto necessario quando ci troviamo a vivere costretti in una o più situazioni che non sentiamo pienamente nostre. Abbiamo solo questa vita per sentirci realizzati ed è sempre il momento giusto per lasciar andare via le cose che non vanno più.

 

3. OCCHI APERTI (SO FAR, SO CLOSE)

«Ehi Gabri ciao

Quante stelle conosci già?

Presentane una

Se perdo il tuo passo lei ti troverà»

Una dolce ballata in ricordo della violinista Gabriella Cipriani. Si chiama Occhi aperti perché in realtà quelli di Gabriella per Mizio non si sono chiusi mai.

 

4. LÊ NÓTTË PÓRTË SÉMBË (LA NOTTE PORTA SEMPRE)

«Lê nóttə pórtə sémbə  rə ccòəsə ca nên zì mê vvistə

Lê nóttə pórtə sémbə  rə ccosə ca nên pèrdə mê

Lê nóttə parlə sémbə  du tìəmbə ca nên zì mê scrittə

Ma questa notte mi porta te»

Questa canzone scritta in dialetto molfettese è una sorta di preghiera d’amore che un uomo, non più nel fiore degli anni, rivolge alla notte, nella speranza di poter rivedere la donna che ha amato per una vita intera. In fondo, come dice Edmond Rostand, “è di notte che è meraviglioso credere alla luce”.

 

5. IEROFANIA (RIMANI NELL’ARIA)

«Chiudo gli occhi e svanisco in te

Orchidea senza origine

Pura e nuda davanti a me

Fossi un frutto ti assaporerei»

Un amore proibito non può vivere nella carne e si consuma nel canto, rimane nell’aria, vissuto come una rivelazione del sacro, una ierofania.    

 

6. FARTI FIORIRE (CA SÌ BBÉDDË)

«Ho l’esigenza di incontrarmi ora e con te

Farti fiorire è semplice.

Dalla tua sete l’acqua s’impara

E il deserto svanisce»

Piccola ballata per voce, chitarra, piano e archi che alterna il vernacolo molfettese all’italiano nelle strofe.

Dedicata a chi vogliamo far fiorire e che in realtà finisce per farci fiorire, parafrasando Pablo Neruda, un po’ come la primavera fa con i ciliegi.

 

7. OLTRE LÀ

«Creo e distruggo verità

ma fossile pur qualcosa rimarrà

musica mai persa risuonerà da ogni verso e nell’immensità»

Tante domande, Mizio che cerca solo un modo per confondersi e una piccola speranza: forse l’acqua dopo aver compiuto un lungo percorso è felice quando finalmente diventa foce.

 

8. ALBERI

«Terra tra le mani,

radici sotto i piedi,

sotto stelle, siamo alberi fatti di pelle»

Siamo “alberi fatti di pelle”, destinati per nostra natura a conservare le nostre radici e questa canzone parla proprio di quanto possiamo ritrovare della nostra casa anche al di fuori del posto che ci ha visto nascere e crescere. È la prima canzone dell’album che Mizio ha scritto diversi anni fa, mentre viveva la sua prima esperienza da esule. Ci sono le immagini della sua città, Molfetta, e spaccati di ricordi della sua infanzia.

 

9. SURROUND ME

 «Posso spiegarti i cieli

mentre il respiro dell’oceano passa?»

“Circondarsi” è l’atto vitale che ci porta a sentirci parte di qualcosa di più grande, gli abbracci concatenati del nostro mondo, quelli che poi si trasmettono su di noi e generano vita.

 

10. FA’ BEI SOGNI

 «E il tempo ha la cura che sa

asciuga i ricordi, conserva la tela»

Liberamente ispirato al romanzo di Massimo Gramellini, questo brano in realtà parla di Mizio. “Fa’ bei sogni” è l’augurio che ci viene fatto da chi ci ama e ci guarda “da qualche galassia più in là”. Ancora una volta la dimensione onirica rappresenta uno spazio d’incontro con chi amiamo e non possiamo più avere accanto a noi solo a noi.

 

Credits album

Tutte le canzoni sono state scritte e composte da Maurizio Vilardi © 

Occhi aperti (So far, so close) è stata scritta con Claudia de Candia © 

HANNO SUONATO:

Mizio Vilardi: chitarra acustica, voce e cori

Alex Grasso: chitarre acustiche, classiche e elettriche, ukulele, basso, sinth, piano e programmazioni

Orazio Saracino: pianoforte in traccia 4

Marco Pisani: chitarre acustiche e elettriche in traccia 9

Cloud (Claudia de Candia): voce in traccia 1, 3

Alisa (Annalisa Andriani): voce in traccia 5

Gabriella Cipriani: violini in traccia 1

Cetta Annese:  violini in traccia 3, 4, 6, 8, 10

Vincenzo Raimondi: violoncello in traccia 4, 8, 10

Tutti i brani sono stati prodotti e arrangiati da Alex Grasso e Mizio Vilardi

Fonico e Ingegnere del suono: Alessandro Grasso

Recording, mix e mastering presso il Four Walls Studio (Giovinazzo – BA)

Fotografie: Agnese Carinci

Copertina e illustrazioni: Davide Mangione

Impaginazione: Angelo Mazzeo

Carlo Giovanni Mercadante Editore ®

Pubblicazioni Isola Tobia Label ®

LINK DI VENDITA

iTunes https://music.apple.com/us/album/una-forma-damore-che-mi-devo/1495008875

Amazon https://www.amazon.de/dp/B083R94NLZ?tag=feiyr-21

BIO MIZIO VILARDI

Mizio Vilardi, all’anagrafe Maurizio Vilardi, è nato a Molfetta il 15 maggio del 1988 ma abita a Roma per motivi professionali. Canta e suona la chitarra, scrive canzoni in italiano, in vernacolo, in inglese e la sua musica è un misto di cantautorato e pop d’autore contaminato dai suoni del mondo. Il 15 ottobre 2015 ha pubblicato il primo ep, Radici sotto i piedi, che già dal titolo mostra la volontà di non dimenticare mai le proprie origini ma contemporaneamente di proseguire il proprio cammino, ovunque esso porti. Nel 2016 il suo brano Flow, a seguito di un casting organizzato da RAI e Cattleya, è selezionato dal maestro Paolo Buonvino per figurare all’interno della colonna sonora della fiction Tutto può succedere, in onda su Rai Uno. Nel 2018 un altro pezzo, Surround me, viene inserito nella terza stagione della stessa fiction Rai. Mizio ha preso parte a diversi festival e rassegne cantautorali, quali ad esempio il Premio Fabrizio de Andrè, il Premio Bindi e Botteghe d’Autore, ottenendo svariati riconoscimenti, fra i quali quello assegnato in occasione del Premio nazionale ArtEmergente 2019 a Le notte porte sembe, canzone da lui scritta in dialetto molfettese. A settembre 2019 ha inoltre pubblicato in veste di autore il brano Come ci capita di Federica Paradiso. Si definisce un sognatore, proprio come quello de Le notti bianche di Dostoevskij.

Riferimenti artista

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